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Promemoria per quelli del “fronte laico”: papa Francesco non la pensa come voi

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papa-francesco-sh_170340788Boris è stufo di nominare Francesco invano. Ma gli tocca. Lo hanno trasformato nel santone della cultura nichilista. La sua misericordia, che attinge con il secchio dal mistero della Trinità, è falsificata orrendamente in una specie di inno giulivo al “vietato vietare”.

Leggo sul Corriere della Sera un articolo col titolone a tutta pagina così concepito: “Il fronte laico si rafforza in Parlamento”. Su quali temi? C’è una grafica che mette in fila i provvedimenti di legge che il citato fronte si propone di conquistare. Chiamarlo “fronte” ha un senso bellico trasparente. Si tratta da parte di questo esercito della luce e del progresso di strappare manu militari territori finora considerati avvolti dalle nebbie dell’oscurantismo clericale. Eccoli: droghe leggere (perché leggere? Che scientificità c’è dietro questa definizione? Chi le pesa? Chi ha la bilancia?), unioni civili, eutanasia.

Fin qui roba scontata. Il mondo scivola sereno verso queste prospettive da anni. Ma è da magliari far credere che il capo di questa brigata, il Maresciallo che scenderà alla fine in campo e darà lo scrollone definitivo alle tetre mura del bastione medievale, sarà il Papa.

Si legge: «Questa volta la battaglia (per il riconoscimento delle unioni gay) sembra vinta in partenza… Perché gli anni della CEI di Ruini sono lontani e perché sul soglio di Pietro siede un “rivoluzionario”. Per dirla col giovane Pd Sergio Lattuca, “fra poco la battaglia per le nozze gay la fa Papa Francesco!”».

Boris, memore di essere stato uno zar in tempi in cui si impalavano i negatori di Dio, pur preferendo il Patriarca di Mosca al Vescovo di Roma, si sente rivoltare le budella per questo abominio sacrilego, e chiamerebbe volentieri Putin a sistemare alle spicce i profanatori. E si domanda: com’è potuto accadere questo equivoco clamoroso? Sono i cattolici a consentirlo, non capendo la differenza tra carità e amore a tutti, senza alcuna esclusione, e lassismo dinanzi alle leggi. Non hanno capito un tubo di questo Papa. Ci sono personalità cattoliche che addirittura teorizzano siano meglio leggi in aperta avversione alla tradizione cristiana perché così emerge meglio la testimonianza personale. Ehi questo è giansenismo puro, il cattolicesimo per quattro eroi. I quali godono la vera fede in un gruppetto di baciati dalla grazia e innaffiano il popolo bue con il loro squisito amore e perdono. E sono felici di donare agli ignoranti leggi favolosamente libertine.

Il Papa, questo Papa, sulle nozze gay, in Argentina, da arcivescovo e presidente della Cei locale, si batté con tutte le energie per impedire quella legislazione. Sia chiaro: questo non significava e non significa affatto una rinuncia alla misericordia né misconoscere valore alle persone e alla loro capacità di amore. La legge, però, come insegna San Tommaso d’Aquino, pur non dovendo coincidere con la morale cattolica, ha da Aristotele in poi una valenza pedagogica, sono le mura della città che consentono di percorrere con più facilità un cammino verso la pienezza della vita. Ciascun singolo sceglie la sua strada. Ma la comunità protegge quella strada che la saggezza dei padri ritiene più adeguata. Nessuna legge è neutra, sia chiaro. Dire sì o no al matrimonio gay dice un’idea della società.

La maggioranza sceglie. La forma della società viene decisa così. Solo i diritti fondamentali non possono essere sottoposti a vincoli di maggioranza. Il problema è che oggi si assiste a un allargamento esasperato dei diritti individuali, a prescindere dal bene della comunità senza cui l’individuo neppure esisterebbe.

Ecco, il Papa sarebbe il propugnatore dei matrimoni gay come dicono quelli del “fronte laico” del Parlamento?

Qui fermiamoci alla lettera che scrisse nel 2010 a quattro monasteri di Buenos Aires in occasione del voto al Senato della Repubblica Argentina sulla proposta di legge intesa a legalizzare il matrimonio e le adozioni omosessuali (approvata il 15 luglio 2010).

«Care sorelle,

Il popolo argentino dovrà affrontare nelle prossime settimane una situazione il cui esito può seriamente ferire la famiglia.

Si tratta del disegno di legge che permetterà il matrimonio a persone dello stesso sesso. È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori.

Ricordo una frase di Santa Teresina quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra.

Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una «mossa» del padre della menzogna…

Oggi la Patria, in questa situazione, ha bisogno dell’assistenza speciale dello Spirito Santo che porti la luce della verità in mezzo alle tenebre dell’errore. Ha bisogno di questo Avvocato per difenderci dall’incantamento di tanti sofismi con i quali si cerca a tutti i costi di giustificare questo disegno di legge, e che confondono e ingannano perfino persone di buona volontà.

Per questo mi rivolgo a Voi e chiedo preghiere e sacrificio, le due armi invincibili di santa Teresina… Ricordiamo ciò che Dio stesso disse al suo popolo in un momento di grande angoscia: «Questa guerra non è vostra, ma di Dio». Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio.

Grazie per quanto farete in questa lotta per la Patria…

Con affetto

Jorge Mario Bergoglio, S.J.

Arcivescovo di Buenos Aires».

Persino Boris dice, lui ortodosso con la barba e il camiciotto russo di nero taffetà, dice Viva-il-Papa.

Foto papa Francesco da Shutterstock



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